Nell’ “inciampare” in un Napoletano per la prima volta, dovreste essere a conoscenza del fatto che la sua loquacità non è dovuta solo al suo amore per la conversazione, ma è anche accompagnata da un grande utilizzo della gestualità. Questo è un aspetto della cultura Partenopea, che deriva da una lunga tradizione ancora in vita. La gente per strada era solita comunicare tra sè utilizzando le mani, e questo avveniva non solamente tra gli stessi cittadini, ma anche (e soprattutto) tra stranieri. Quando ha avuto origine questa tradizione a Napoli? E quanti tipi di gesti è possibile elencare? Se cercate le risposte giuste, dovreste continuare a leggere.

Il linguaggio della gestualità napoletana

Esistono così tanti tipi di gesti, che è quasi impossibile descriverli tutti. Il linguaggio della gestualità Partenopea ha origini nel XIX secolo con il mimo. Esso era un elemento del teatro napoletano, che sorse dalle radici di quelli classici: quello latino e quello greco. Esiste, però, una piccola differenza: alcune espressioni, tipiche di questa cultura, sono unicamente rappresentate dalle espressioni facciali delle maschere. Questo tipo di gestualità è definita mimica; quelle che usiamo tutti i giorni sono definite simboliche. Scopriamole!

Esempi di gestualità napoletana

I gesti napoletani più famosi sono raccolti in un libro intitolato Comme te l'aggia dicere, nel quale gli autori spiegano, attraverso immagini e foto, il significato di ogni gesto, traducendoli anche in lingue  differenti. Ad esempio:

“STATT ZITT!” (It: “Zitto!”; Ing: “Shut up!”; Spa: “Silencio!”).  E’ uno dei gesti più famosi: basta posizionare il dito indice in posizione verticale vicino al naso ed alla bocca, chiudendola.

“MARONNA MIA!” (It: “Madonna mia!”; Ing: “Good heaven!”; Spa: “Virgen santa!”). Il gesto consiste nel coprirsi la faccia con le mani, come se si stesse evitando di voler vedere cosa sia successo a qualcosa o qualcuno.

“CHE VVUO’?” (It: “Che vuoi?”; Ing: “What do you want?”; Spa: “Què quieres?”). Si tratta di un gesto dove la mano è a borsetta, come se ci si stesso interrogando su qualcosa.

“UANEMA!” (It: “Perbacco!”; Ing: “Wow!”; Spa: “Exagerado!”). In questo gesto la mano, compiendo un movimento circolare dall’esterno all’interno, sta ad indicare la grandezza di ciò che dice la gente, che sia vero o falso.

“AUM AUM” (It: “Di nascosto”; Ing: “Hiddenly”; Spa: “A escondidas!” ). Questo gesto, che ricorda il fare una torta, consiste nel dare alla mano un movimento circolare con le punte delle dita abbassate, e la bocca che indica l’atto di nascondere qualcosa.

Antichi proverbi e la loro saggezza

Sicuramente quella napoletana è la cultura con più saggezza, e ciò è dovuto soprattutto agli antichi proverbi che usiamo tuttora. Alcuni di loro sono stati tradotti da una giovane designer napoletana, Francesca Grillo, con il suo brand “Napoli&Nuvole”. Tra di essi possiamo trovare:

“I figli so’ piezz’ e’ core”, che significa: “I figli appartengono al cuore”

“L’uocchie sicc’ so’ pegg’ r’e’ scuppettat”, che significa: “L’invidia fa più male di una pistola”;

“Adda passà a’ nuttata”, che significa: “La notte deve passare”

“La Madonna t’accumpagn!”, che significa: “Buona fortuna”

e molti altri ancora. In sintesi, la comune proverbialità napoletana si è diffusa in tutto il mondo, ridando in cambio quella saggezza alla quale ci appelliamo ogni giorno.