Storia del teatro Napoletano

Chi sono i 5 autori più importanti del teatro napoletano? Partiamo dalle basi della storia, alle origini del teatro napoletano, non può sicuramente mancare la più popolare maschera partenopea: Pulcinella. Essa nasce in qualità di maschera carnevalesca alla fine del '500, ma soltanto nei primi dell' '800 fu utilizzata come strumento di satira e critica politica.

Sin dall'antichità, il teatro in generale ha sempre rappresentato diversi atteggiamenti folkloristici; per esempio, le prime tracce del teatro napoletano ebbero luogo durante il periodo della corte aragonese con Jacopo Sannazaro e Pietro Caracciolo, che ebbero il merito di diffondere la cultura teatrale anche tra i ceti più bassi, oltre che avere una funzione poetica, specialmente nelle corti.

A Napoli il teatro del Novecento ha raggiunto il massimo splendore grazie ad alcuni dei suoi prestigiosi esponenti. Vediamo quali sono stati.

Edoardo Scarpetta e la ''nascita di Felice Sciosciammocca''

La figura di Felice Sciosciammocca è apparsa per la prima volta nel 1887, nella commedia "Il medico dei pazzi", dove il suo nome stava per "soffia in bocca" ed era utilizzato per indicare una persona ingenua e credulona che crede a qualunque cosa.

Inizialmente, le sue origini furono attribuite ad Antonio Petito, un celebre commediografo dell'arte interprete di Pulcinella che, durante le sue esibizioni, adattò al personaggio di Sciosciammocca appositamente per Scarpetta. Queste particolari caratteristiche del personaggio, insieme ad una mancanza di furbizia istintiva, rendono il personaggio molto simile al cosiddetto 'scemo del villaggio', da cui in seguito è nata l'accezione di "caratterista" (in dialetto napoletano).

Tra le altre opere di Edoardo Scarpetta ricordiamo: "Miseria e nobiltà" (1887, poi rifatta nel 1914) e la divertentissima "O'scarfalietto".

Qui rido io.
Edoardo Scarpetta

Edoardo, Peppino e Titina: i fratelli De Filippo

Eredi del grande Scarpetta, i tre fratelli Edoardo, Peppino e Titina De Filippo rappresentano l'epoca neaorealista del teatro napoletano.

Muovendo i primi passi come autonoma compagnia teatrale, successivamente i tre fratelli si distinsero per le proprie venialità, attingendo dall'ambiente popolare napoletano un vasto repertorio di situazioni e personaggi che li hanno portati al successo. In particolar modo, Edoardo riuscì ad amalgamare dramma e commedia (collaborando con la sorella Titina in "Filumena Marturano" nel 1946), mentre Peppino si adattò più al burlesco e collaborando con Totò in memorabili commedie cinematografiche.

L'opera che li vede tutti e tre protagonisti è "Natale in casa Cupiello" (1931). Recente è la scomparsa dell'ultimo dei De Filippo, Luigi, figlio di Peppino. 

Napule è ‘nu paese curioso / è ‘nu teatro antico, sempre apierto / Ce nasce gente ca senza cuncierto / scenne p’’e strate e sape recità.
Edoardo De Filippo

Il principe della risata: Totò

Antonio De Curtis, in arte Totò, fu uno dei massimi esponenti del teatro napoletano, che riuscì ad ottenere i primi successi grazie al suo atteggiamento macchiettistico e grottesco.


Nella Napoli del dopoguerra, egli divenne un'icona di autentica comicità, superando sè stesso come eccezionale caricaturista, grazie ad opere quali "Totò, Peppino e la Malafemmina" (1956) e tante altre, entrando così di diritto nella cultura popolare di intere generazioni di italiani.

Con Totò, infatti, il teatro napoletano vide l'avvento del varietà e del teatro macchiettistico. Negli anni, riscuotendo successo in tutte le classi sociali, si guadagnò il titolo di 'Principe della risata'.

Signori si nasce, ed io, modestamente, lo nacqui
Totò

Nino Taranto e la sua canzone 'Ciccio Formaggio'

La 'macchietta' per eccellenza fu introdotta dal celebre Nino Taranto, che debuttò nel varietà napoletano a metà anni venti.

Successivamente divenne capo comico per poi passare al teatro di prosa. Uno dei suoi cavalli di battaglia fu la celebre canzone "Ciccio Formaggio" , che lo decretò come il principale cantante comico dello scenario napoletano dell'epoca. 

Personaggio citato e reinterpretato in moltissime commedie, anche dei nostri giorni.

Chi parte sa da cosa fugge, ma non sa che cosa cerca.
Massimo Troisi

La nascita del ''Nuovo pulcinella'': Massimo Troisi

L'affermazione del teatro Napoletano nel secondo Novecento fu resa possibile grazie a colui che è stato considerato come il 'nuovo' Pulcinella: Massimo Troisi.

Dal cabaret al teatro, Troisi fu in grado di mettere sul palco il vero animo umano, dando così prova di come la comicità non fosse solo legata alla tradizione, ma diventando, in questo modo, innovativa e alla portata di tutti.

In particolare, ciò che lo ha contraddistinto rispetto ai suoi predecessori fu proprio l'uso del dialetto in chiave comica ed impacciata, dando così vita ad una sorta di 'koinè partenopea' che lo ha reso uno dei più grandi autori del teatro partenopeo contemporaneo. Tra i suoi capolavori, vi suggeriamo: "Ricomincio da tre" (1981); "Scusate il ritardo" (1983); "Non ci resta che piangere" ed, infine, "Il postino" (1994).