La farmacia degli Incurabili a Napoli

La Farmacia degli Incurabili è uno dei luoghi più affascinanti ed enigmatici della città di Napoli. Oggi, però, non vi parleremo delle vicende e dei personaggi già altrove trattati, ma bensì, vi proporremo una rilettura del monumento realizzata da un grande artista del Settecento: Pietro Bardellino.

Arte nella Farmacia degli Incurabili

Nella famigerata Farmacia degli Incurabili è custodita un'opera di grande interesse artistico ed iconografico, un'opera non molto conosciuta, collocata com'è, in un luogo dove le tante attrattive scientifiche, storiche e misteriche spesso ne riducono il meritato "appeal". Si tratta di una tela centinata dipinta ad olio, grande m. 11 x 5,90, collocata sul Soffitto del Salone di Rappresentanza, realizzata da Pietro Bardellino nel 1756: Macaone cura Menelao Ferito. L'opera, in piena sintonia con la corrente metastasiana del melodramma, s'ispira ad un famoso episodio dell'Iliade per la sua composizione, gareggiando a distanza con i quasi coevi affreschi di soggetto omerico realizzati dal Tiepolo nella Villa Valmarana di Vicenza. Si tratta di un passo del celebre poema dove si racconta del prodigo intervento di Macaone, chiamato in causa per curare le ferite del prode Menelao, colpito da una freccia di Pandaro.  Macaone, figlio di Asclepio ed Epione, aspirò con la bocca il sangue infetto dell'assistito e poi cercò di lenire l'infezione del povero eroe greco con alcuni rimedi d'occasione, come suggerito dal maestro Chirone.


Le opere d'arte nella Farmacia degli Incurabili

Dal punto di vista compositivo l'opera si suddivide in quattro grandi sezioni, seguendo una sorta di struttura narrativa, più vicina alla letteratura che alle arti figurative, del tutto simile allo stile del tempo e ai grandi dipinti storico-mitologici del De Mura e del Solimena, punti di riferimento del Bardellino. Partendo da sinistra in basso, nel primo "frame" possiamo ammirare una concitata scena bellica, trasposizione ideale della guerra iliaca; poi un po'a più destra, sullo sfondo di un edificio fatiscente, osserviamo con attenzione la scena principale, con le cure prestate al povero Menelao dal provvido Macaone.

Nel registro superiore, invece, da un lato osserviamo un'allegoria guerresca, rappresentante molto probabilmente Marte, dio della Guerra, dall'altro, invece, un nugolo di angeli. Molto interessante, sullo sfondo, la raffigurazione in forme medievali e turrite della città di Troia, teatro dell'intera vicenda. Più difficile, invece, risulta risalire alle fonti iconografiche utilizzate dall'artista, anche per via della grande libertà inventiva che caratterizzava i pittori in quegli anni. Il dipinto, tra i primi esiti del Bardellino, può essere considerato l'immagine da copertina della Farmacia degli Incurabili, dove, infatti, al tema della cura, si associano quelli della battaglia contro il male ed il sincretismo tra elementi classici e cristiani, tipico della cultura del tempo. Infatti la presenza di Marte e degli Angeli, potrebbe rappresentare la continuità cronologica e culturale della Medicina, che da Ippocrate, era giunta fino al Secolo dei Lumi, fondendosi e spesso scontrandosi con la cultura cattolica. O anche come a dire, dietro l'azione salvifica degli uomini, c'è sempre la presenza invisibile delle divinità!

Insomma, un'attenta lettura del capolavoro del Bardellino, vi consentirà non solo di gustare appieno la bellezza della pittura di quegli anni, ma anche di poter rileggere uno dei luoghi più significativi di Napoli con lo sguardo illuminato di uno dei più importanti artisti del tempo.