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C’era una volta Grandonia, una donna molto assennata che aveva un figlio di nome Vardiello di cui tutto il paese si beffava. Lei, però, lo amava moltissimo e ogni cosa che lui faceva le sembrava prodigiosa.
Grandonia aveva una chioccia che stava covando le uova: sperava di vendere al più presto i pulcini per fare un buon guadagno. Un giorno, dovendosi allontanare da casa, disse al figlio di tenere d’occhio la chioccia e, nel caso si allontanasse dalla cova, di farla subito tornare al suo posto, altrimenti le uova si sarebbero raffreddate e non ci sarebbero stati pulcini. Gli disse anche di stare lontano dal barattolo posizionato nella credenza, contenente veleno.
Rimasto solo, Vardiello iniziò a bighellonare e all’improvviso si accorse che la chioccia si era allontanata dalla cova. Per farla tornare al suo posto, le tirò un matterello e… la uccise!
Quando se ne rese conto, per non far freddare le uova, si abbassò i pantaloni e si sedette sulla covata, ma poiché il suo didietro era pesante, finì per schiacciarle tutte.
Non sapeva cosa fare. La disperazione gli fece venire fame. Così decise di mangiarsi la gallina arrosto. Mentre ancora la stava cuocendo, scese in cantina a prendere il vino. Ma dei gatti gli rubarono lo spiedo con la gallina.


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Gli disse anche di stare lontano dal barattolo posizionato nella credenza, contenente veleno.
Rimasto solo, Vardiello iniziò a bighellonare e all’improvviso si accorse che la chioccia si era allontanata dalla cova. Per farla tornare al suo posto, le tirò un matterello e… la uccise!
Quando se ne rese conto, per non far freddare le uova, si abbassò i pantaloni e si sedette sulla covata, ma poiché il suo didietro era pesante, finì per schiacciarle tutte.
Non sapeva cosa fare. La disperazione gli fece venire fame. Così decise di mangiarsi la gallina arrosto. Mentre ancora la stava cuocendo, scese in cantina a prendere il vino. Ma dei gatti gli rubarono lo spiedo con la gallina.
Vardiello si lanciò all’inseguimento facendo rovesciare la botte con il vino.
Facendo il conto dei disastri combinati si convinse che avrebbe perso l’affetto della madre e pensò che non valesse più la pena vivere. Così, ingurgitò tutto il contenuto del vasetto che la mamma gli aveva detto essere pieno di veleno.
Quando tornò la mamma, cominciò a chiamare il figlio invano finché Vardiello le raccontò tutto ciò che era accaduto in sua assenza. Anche del veleno.
La madre si sentì sollevata ma ci mise moltissimo tempo a convincerlo che quello che aveva ingoiato non era veleno, ma confettura di noci! La calma tornò in famiglia.
Qualche tempo dopo la mamma consegnò a Vardiello un bel pezzo di tela e gli disse di andarlo a vendere a Napoli: “Mi raccomando, però, non raccontarlo alle persone che parlano troppo perché i chiacchieroni spesso sono anche imbroglioni”. Vardiello la rassicurò e partì.


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Stanco morto, entrò nel cortile di una casa abbandonata, si sedette su un muretto e iniziò a parlare con una statua, pensando fosse una persona di poche parole. Cercò di venderle la stoffa! Le disse che l’avrebbe lasciata lì per fargliela analizzare e che sarebbe tornato il giorno dopo a prendere i soldi. E così fece. Naturalmente, la stoffa fu rubata.
Il giorno dopo Vardiello tornò nel cortile e chiese alla statua di ricevere i soldi ma quella restava muta. Indispettito, afferrò un sasso e glielo scagliò contro mandandola in mille pezzi ma scoprendo al suo interno una pentola piena di monete d’oro!
Vardiello la afferrò e corse a casa per mostrarla alla mamma. Grandonia mise subito la pentola al sicuro e sapendo che il figlio avrebbe raccontato in giro tutta la faccenda, lo fece mettere sulla porta di casa con la scusa di aspettare il venditore di ricotta. Lui lo fece e la mamma salì svelta al piano di sopra e gli buttò in testa, dalla finestra, uva passa e fichi secchi che Vardiello, sorpreso, mangiò tutti, per poi andare a dormire nella sua stanza.
Qualche giorno dopo, due garzoni di corte trovarono a terra una moneta d’oro e cominciarono a litigare. Vardiello li rimproverò dicendo che lui di monete così ne aveva una pentola piena!
La notizia arrivò a Corte e il giudice lo volle interrogare per sapere la verità. Vardiello raccontò tutto quello che pensava fosse accaduto ma il giudice, sentendo le sue risposte strampalate, pensò che fosse matto e lo rinchiuse nell’ospedale dei pazzi.
Così la stupidità del figlio fece ricca la mamma e la furbizia di lei rimediò alle scempiaggini di lui. Si confermò vero il proverbio che dice: la nave governata da un buon nocchiero non finirà mai sugli scogli.


Tratto da Giambattista Basile, Lo cunto de li cunti, ovvero Il racconto dei racconti. Prima giornata. A cura di Domenico Basile e Grazia Zanotti Cavazzoni. Napoli, L’Isola dei Ragazzi, 2015.