Antichi proverbi napoletani sul tempo e sul meteo
Tra gli scopi della "cultura" c'è quello di tramandare la conoscenza e le tradizioni del passato. Un compito anticamente assolto dai libri, ed oggi, nell'epoca digitale, anche dai mezzi radiotelevisivi e dal web, vera e propria enciclopedia universale. Ma ci sono delle forme culturali che si sono tramandate perlopiù oralmente, di padre in figlio, e che solo recentemente si sono, almeno in parte, codificate e raccolte pure in forma scritta. Ci riferiamo all'antico uso dei proverbi, la cui origine spesso affonda nella notte dei tempi, e che mutano forma e significato da regione a regione e di città in città. Espressione della saggezza popolare, i proverbi sono delle autentiche massime di vita, delle sentenze esistenziali inoppugnabili che trovano sovente riscontro assoluto nella quotidianità. Ed è normale quindi, che la tradizione culturale di una città come Napoli, che della voce sacra ed auratica del proprio popolo ha fatto la sua maggiore grandezza, ci tramandi centinaia di motti ed adagi, espressione viva e feconda del suo ricco dialetto.
Abbiamo deciso, quindi, di raccontarvi di alcuni proverbi napoletani " di soggetto meteorologico": d'altronde come dice proprio un vecchio adagio partenopeo Stamm sott 'o cielo e quindi non c'è nulla da meravigliarsi se in alcuni dei più importanti detti siano proprio i fenomeni atmosferici ad essere i "metaforici protagonisti".
Tempesta, pioggia e neve: tre proverbi su amicizia e solidarietà
Può sembrare paradossale per un città come Napoli, celebre in tutto il mondo per il suo bel clima e per il suo sole raggiante, ma la maggior parte degli adagi meteorologici partenopei ha come protagonisti la pioggia ed affini, forse perché, essendo il maltempo un evento raro e spesso improvviso, si presta più facilmente ad essere utilizzato in senso metaforico. Analizziamone alcuni tra i più importanti che ci offrono lo spunto per alcune riflessioni sul comportamento umano. Ad esempio 'Ntiempo 'e tempesta, ogne pertuso è puorte, cioè Durante una tempesta ogni piccolo anfratto può diventare un porto, sta a significare che quando ci si trova in difficoltà nella propria esistenza, anche il più piccolo aggancio, come l'amicizia di una persona, può diventare utile o addirittura indispensabile. Un proverbio che oggi appare quanto mai appropriato per quello che stiamo vivendo a causa dell'emergenza Covid-19. Del tutto speculare a questo proverbio è invece il detto L'amico è comme 'o 'mbrello: quanno chiove nun t' 'o truove maje, L'amico è come l'ombrello quando piove, non lo trovi mai, che denuncia con cinica franchezza l'egoismo di molti finti amici che proprio nel "momento della pioggia", ovvero del bisogno, sembrano scomparire nel nulla. Molto significativa anche l'espressione, A neve dint' 'a sacca, che si riferisce a quelle persone che sembrano andare sempre di fretta, come se dovessero scappare via a casa per conservare della "neve" deposta nelle proprie tasche, che al contatto con il clima caldo di Napoli si scioglierebbe repentinamente. Un proverbio che denuncia il comportamento non proprio umano di alcune persone, che sembrano voler conservare il proprio freddo temperamento e la propria chiusura verso gli altri, atteggiamento poco tollerabile per un popolo caloroso e accogliente come quello napoletano.
I paradossi di maggio: due proverbi napoletani sulla saggezza
Un'altra interessante variazione sul tema riguarda due proverbi incentrati sul mese di maggio che affrontano la questione del maltempo in quel mese, di certo non frequentissimo, da due angolazioni del tutto differenti. Il primo è Acqua 'è maggio, parole 'e sagge, che ci ammonisce sulla preziosità della saggezza, rara proprio come la pioggia in quel mese e O trenta 'e maggio ' a vecchia mettette 'o trapanaturo 'o ffuoco, ovvero Il trenta maggio, un'anziana signora mise ad ardere un aspo, vecchio arnese da filatrice. Questo antichissimo proverbio ha due significati: il primo, di natura meramente metereologica, è una constatazione che tutti abbiamo fatto nella nostra esperienza quotidiana, anche se di raro: anche a quella data, può fare talmente freddo da doversi riscaldare con del fuoco acceso. Il secondo, di natura metaforica, ci vuole ricordare che nella vita non bisogna mai dare nulla per scontato, ed anche quando essa è radiosa come il clima di maggio, un evento improvviso potrebbe costringerci a "riaccendere il fuoco come d'inverno", per affrontare l'improvvisa ed inattesa difficoltà.
La forza della luce: detti napoletani sull'amore e l'ottimismo
Per quanto riguarda, invece, "l'altra faccia della medaglia atmosferica", ovvero il bel tempo e l'amato solleone partenopeo, eccovi due tra i più importanti detti. Il primo, noto in tutto il Mezzogiorno nelle sue varie declinazioni dialettali, è Nun c’è sabbato senza sole, nun c’è femmena senz’ammore. Praticamente un inno alle donne, perché, secondo il vecchio adagio, nel cuore di ognuno di esse albergherebbe l'amore, proprio come il sole splende sempre nei sabato, giorno di festa dedicato anticamente proprio alle passeggiate dei fidanzati e al corteggiamento delle fanciulle. L'altro adagio, che chiude la nostra carrellata sui proverbi partenopei, è San Biase ‘o sole pe ‘e case anche questo dal duplice significato: il primo, più concreto, si riferisce al fatto che il giorno di San Biagio, il 3 febbraio, il sole comincia a farsi tiepidamente strada nelle case partenopee, una sorta di anticipo della primavera. Ma è anche un inno all'ottimismo, che ci ricorda che "negli inverni della nostra esistenza", nei momenti più oscuri e difficili, un barlume di sole può riaccendere dentro di noi la speranza del miglioramento e del cambiamento.
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