Origini del babà: una storia lunga 1400 chilometri

Napoli è una città dalle mille tradizioni culinarie, dolci o salate, antiche o recenti, ma sempre conosciute e amate in tutto il mondo. In pasticceria regna il babà, il frutto dell'alchimia perfetta tra ingredienti semplici, come uova, farina e burro, che proprio come Napoli racchiude un'anima multietnica.


Tante culture si sono incrociate per dare vita a questa prelibatezza: dai sapori delle Antille agli aromi mediorientali, dalle cucine del nord Europa a quelle della corte di Versailles, dalle tradizioni contadine alle raffinatezze delle tavole nobiliari.
Dopo alcune peripezie e con qualche ritocco alla ricetta, il babà ha finalmente trovato a Napoli la propria casa.

Storia del Babà: un viaggio tra le maggiori corti europee

La storia comincia nel castello di Luneville, in Lorena, nel nord della Francia, dove a inizio '700 risiedeva un re polacco detronizzato, Stanislao Leszczinski.

Secondo la storia il re, un intellettuale buongustaio, ebbe l'idea di bagnare una fetta di kugelhupf, dolce tipico delle sue parti, con del vino Madera per poi perfezionarlo con tre lievitazioni. Il re volle aggiungere inoltre dell'uva passa, canditi per onorare l'amicizia con il sovrano di Svezia e un po' di zafferano in ricordo delle notti di Costantinopoli, una città che ben conosceva. Pur essendoci arrivato come prigioniero, Stanislao era molto affezionato alla cultura mediorientale e proprio per questo diede alla sua creazione il nome di Alì Babà. L'amò a tal punto che ne parlò persino in una lettera a Voltaire, inserendola tra i suoi lasciti intellettuali.  

Giunto a Parigi tramite una delle figlie del re polacco, il babà cambiò alcune delle sue caratteristiche perdendo canditi e zafferano e metà del suo nome: divenne noto infatti solo come babà. Poiché in quegli anni il rum andava di gran moda, inoltre, finì per sostituire il vino Madera.  

A quanto pare fu proprio nelle cucine di Versailles che il babà prese la sua tipica forma a fungo o ciambella, grazie all'intervento di due celebri pasticcieri dell'epoca, Sthorer e Savarin.

Da Parigi a Napoli il viaggio fu breve, infatti la regina Maria Antonietta aveva una sorella, Maria Carolina d’Austria, moglie del re di Napoli Ferdinando IV di Borbone, la quale importò varie squisitezze, tra cui appunto il babà.  


Dove mangiare l'autentico babà

Da circa 200 anni a questa parte il babà ha conosciuto una fortuna inesauribile che non accenna a tramontare. Da due secoli regna incontrastato sulle tavole napoletane, ma già a fine '800 era anche lo street food per eccellenza della Napoli borghese, in particolare quello a forma di fungo, più facile da mangiare mentre si è per strada.
Ancora oggi non c'è napoletano che non lo ami, in una o in tutte le sue varianti: con panna, crema e fragoline, a forma di ciambella o anche col cioccolato. E non c'è pasticceria che non lo abbia in vetrina, ma se volete assaggiare il vero, autentico babà napoletano, non potete assolutamente perdervi quello della pasticceria Scaturchio, istituzione dolciaria della città che coccola i palati di partenopei e turisti da più di un secolo.
La sua celebre sede storica, inaugurata nel 1905, è in pieno centro, al numero 19 di Piazza San Domenico Maggiore, ma altre sedi si trovano anche al Vomero, a Piazza Amedeo o Piazza Trieste e Trento, accanto al teatro San Carlo.