Napoli è una città vivace, che si manifesta in una moltitudine di colori: dall'azzurro del mare, al grigio del piperno, passando per il bianco dei marmi dei palazzi nobiliari, ma il colore più famoso e antico collegato alla città di Napoli è il Giallo di Napoli, un colore che richiama il colore del tufo del costone su cui si erge l'intera città ma che in realtà ha origini più antiche che risalgono addirittura ai mercanti egiziani che erano dediti sostare in piazzetta Nilo. 


La storia del Giallo di Napoli

Il Giallo di Napoli affondo le sue radici nella storia della città, come suddetto per molti secoli si è pensato che potesse prendere origine dalla pietra di tufo con cui è fatta quasi l'intera città, ma che è stato portato a Napoli dagli egiziani che si stabilirono nella Neapolis greco-romana. È una varietà cromatica la cui composizione chimica è a base di piombo e antinomio. Presenta una tonalità chiara, tendente al camoscio, simile al giallo ocra.

I primi cenni storici del Giallo di Napoli risalgono al Cinquecento con  il farmacista napoletano Ferrante Imparato che ne fa una prima teorizzazione errata che verrà perfezionata da Andrea Pozzo nel suo trattato ‘Istruzione per dipingere a fresco’ del 1693-98, parlando di "giallolino" di Napoli.

Nel 1766 la preparazione del colore viene ufficialmente riportata nel saggio di Fougeraux de Bonderoy.

Il Giallo di Napoli e l'Impressionismo

La definitiva consacrazione del Giallo di Napoli avviene però nell'Ottocento con l'Impressionismo. La rivoluzione portata da Cèzanne e compagni è basata sul colore e la sua pastosità che spesso si rivedeva nelle pennellate dei  vari Monet, Renoir, ecc.
Uno dei maggiori apprezzatori del Giallo di Napoli è Paul Cèzanne che lo cita in una delle sue celebri frasi: “Dov’è il vostro giallo di Napoli? Il nero pece, la terra di Siena, il blu cobalto, la lacca bruciata? È impossibile dipingere senza questi colori!". Per Paul il giallo di Napoli è un colore imprescindibile.