Ogni 21 marzo si celebra nel mondo la Giornata Internazionale della Poesia, un'occasione per rendere gloria alla poesia come mezzo per esprimere la creatività, la diversità culturale e la libertà d'espressione. Ad istituire il giorno fu l'UNESCO nel 1999, che lo fissò con l'inizio della stagione della Primavera, per quanto quest’anno l’equinozio cada lunedì 20 marzo. 

La bellezza e il rapporto con l'arte di Napoli si riflette inevitabilmente anche con la poesia, appunto, per un rapporto viscerale che viene da lontano. Da sempre la città è stata fonte d'ispirazione per poeti, scrittori ed intellettuali, tutti ammaliati dal fascino eterno dei luoghi incantati di Napoli. Dal golfo al Vesuvio, dal Maschio Angioino al Castel dell'Ovo: lasciarsi rapire da questi posti magici e avvicinarsi all'arte della poesia è quasi una dolce conseguenza. 

In occasione della Giornata Internazionale della Poesia abbiamo selezionato in particolare 5 poeti della città partenopea, pur essendo ognuno molto diverso dagli altri. Di conseguenza, diverse saranno anche le 5 poesie che abbiamo scelto per celebrare questa magica giornata trasformandola in salsa napoletana. 

5. Salvatore di Giacomo - "Era de maggio"

Partiamo con dei versi magici senza tempo, datati 1885, con autore il poeta Salvatore Di Giacomo, uno dei maestri e fautori della canzone napoletana. Stiamo parlando di "Era de maggio", una canzone in lingua napoletana messa poi in musica successivamente da Mario Pasquale Costa. Si tratta di un testo d'amore che affronta la storia di una relazione partendo però dall'addio tra due amanti, avvenuto durante il mese di maggio; i due protagonisti si ripromettono di ritrovarsi negli stessi luoghi, ancora a maggio, per rinnovare il loro amore. La seconda parte della canzone è incentrata sul nuovo incontro tra i due. 

Nel tempo si sono susseguite numerose reinterpretazioni di Era de maggio, con numerosi artisti che hanno reso atto al capolavoro di DI Giacomo. Tra i vari ricordiamo Be­niamino Gigli, Elvira Donnarumma, Roberto Murolo e Sergio Bruni. Tra le versioni recenti, va sicuramente ricordata quella di Franco Battiato, datata 1999. Con Era de maggio Di Giacomo attuò una vera rivoluzione, rappresentando il napoletano nella sua forma più vera autentica. Il tutto, fatto con il fine di dimostrare che anche i più umili erano capaci di nutrire sentimenti delicati. Farlo in napoletano fu il mezzo ideale per farlo, visto che si trattava essenzialmente di una lingua del popolo. 

4. Erri De Luca - "Due"

Proseguiamo il nostro viaggio poetico arrivando ai giorni nostri, con un poeta contemporaneo come Erri De Luca. La poesia che abbiamo scelto tra il suo vasto, vastissimo repertorio letterario è "Due", contenuta in "Solo andata. Righe che vanno troppo spesso a capo" del 2014. In questo testo così emozionante De Luca celebra la forza immensa dell'amore e la sua capacità d'azione nel momento in cui due persone si uniscono. Gli amanti possono trasformarsi e diventare tutto e tutto il suo contrario, come dato dall'esempio di "veglia e sonno". Si completano nella loro diversità come le acque che possono essere dolci o salate, o come i cieli, diurni o notturni a seconda del momento. 

L'amore completa, rende persone complete che non hanno alcuna metà ma sono un tutt'uno, un qualcosa di inscindibile che "non si può dividere con niente". Si tratta dunque di un'unione unica nel suo genere, una forza capace di cambiare nome pure all'universo, come scritto nell'ultimo verso che recita proprio "Quando saremo due cambierà nome pure l’universo,
diventerà diverso". Insomma, parliamo di un invito all'amore e all'amare, mostrando quanto bene possa fare questo valore unico che completa, appunto, le nostre vite. 

3. Aniello Califano - "O' surdato 'nnammurato"

Se chiediamo in giro di Aniello Califano, probabilmente nella maggior parte dei casi chi ci ascolta non sa di chi parliamo. Eppure, basta un "Staie luntana da ‘stu core" ed ecco che la mente e viaggia e si accende, svelandoci subito la sua identità. Califano, nato a Sorrento nel 1870, è uno dei maestri della canzone napoletana. A lui si deve, tra i tanti capolavori, l'origine di "O' surdato 'nnammurato", forse il più grande successo artistico della musica napoletana. Parliamo di uno dei pezzi più conosciuti e cantati della storia della canzone meridionale, simbolo di orgoglio per tutta la città di Napoli. Il testo presenta con sé l'amore tormentato tra un soldato bloccato dal fronte della prima guerra mondiale e la sua amata che lo aspetta a distanza. 

Negli anni si sono susseguiti numerosi riadattamenti della canzone, per quanto noi qui diamo maggior importanza al testo di Califano visto l'immenso valore poetico intrinseco. Molto celebre fu l'interpretazione di Anna Magnani nel film La sciantosa. Altri artisti che hanno cantato la canzone sono stati Claudio Villa, Massimo Ranieri, Enzo Jannacci; insomma, tanti artisti diversi tra loro ma accomunati tutti dall'amore per la musica e il valore poetico della stessa. Tale è stata poi la poliedricità della canzone e del testo, che la stessa viene utilizzata tuttora anche per il Napoli lato calcistico, visto che è diventata un canto simbolo dei tifosi azzurri. Insomma, parliamo di una lettera d'amore eterna, con l'amore del soldato che mai avrà una fine visto che dopo più di cent'anni dalla sua uscita ancora viene cantato e ricantato. 

2. Eduardo De Filippo - "Si t’o sapesse dicere"

Chiudiamo il nostro quintetto con un duo storico, due monumenti dell'arte e dello spettacolo di Napoli, forse i due maggiori uomini simbolo della città. Il primo dei due è Eduardo De Filippo, personalità napoletana immensa. Fu attore, drammaturgo, poeta e sceneggiatore, nonché autore di autentici capolavori teatrali. Vista la sua immensa grandezza poetico-artistica, scegliamo e ricordiamo anche una sua poesia, intitolata "Si t'o sapesse dicere", forse una delle più belle di tutta la poesia napoletana. Si tratta quasi di una confessione a cuore aperto, di una dichiarazione libera e spontanea, il che conferisce ulteriore bellezza e delicatezza al testo già meraviglioso di per sé. E forse è proprio la semplicità a rendere unica questa poesia. 

De Filippo nel testo descrive come meglio non si potrebbe la forza incredibile dell'amore, che tale è la sua imponenza, che sarebbe anche impossibile esprimerla davvero. Difatti, quest'amore ha una portata così forte che il cuore diventa così incapace di scrivere, è "analfabeta"; diventa come un poeta che non sa cantare. E' curiosa anche l'analogia ricalcata tra poeta e cantante, anche perché, in fin dei conti, molto spesso una canzone è una poesia che si serve di un ornamento prezioso qual è la musica. Il testo è interamente in dialetto partenopeo, una combinazione di suoni e versi che richiamano la più vera essenza del napoletano in ogni sua forma. 

1. Totò - "A' livella"

Chiudiamo con l'altro uomo simbolo di Napoli, ovvero con Antonio De Curtis, in arte Totò. Parliamo del "principe della risata", di un uomo che, come fu De Filippo, presenta con sé mille sfaccettature, infinite qualità che lo rendono un artista a tutto tondo. E infatti, oltre ad essere uno dei migliori attori italiani di tutti i tempi tra cinema e teatro, Totò si servì anche del mezzo della poesia per esprimere la propria arte. La sua poesia più famosa è certamente "A' livella", sicuramente la più amata. Si tratta di un testo unico nel suo genere che affronta con la solita leggerezza dell'autore un tema così forte e duro come quello della morte, offrendo spunti importantissimi e ancora oggi influenti. 

Il messaggio che viene espresso nella poesia è quello secondo il quale al di là delle professioni e posizioni che occupiamo in vita, una volta deceduti siamo tutti uguali e umani. Insomma, la morte svolge proprio la funzione della livella, dello strumento usato nel campo dell'edilizia. Tutto viene equilibrato, nessuno è superiore a qualcuno, non esiste competizione. Nella fattispecie, troviamo il dialogo tra Don Gennaro, un povero netturbino, e l'altezzoso Marchese, con quest'ultimo che più volte umilia l'altro. All'ennesimo attacco, l'umile e pacato uomo reagisce invitando il Marchese verso la realtà, ovvero cerca di fargli capire che ormai loro due sono uguali, non vigono più differenze socio-economiche. Adesso, ora che i due sono morti, nulla ha più importanza, c'è leggerezza intorno a loro, che sono dunque svincolati dal peso dell'esistenza.