Una nuova scoperta a Pompei entusiasma il mondo della cultura

Il Parco Archeologico di Pompei, patrimonio dell'UNESCO e sito più visitato al mondo, non smette mai di sorprenderci. Infatti agli inizi di gennaio dalle sue viscere è emersa un'altra opera di straordinaria bellezza e di grande valore storico-artistico che ha ulteriormente impreziosito il corpus di opere proveniente dal parco vesuviano. Si tratta di un magnificente carro da parata scoperto durante gli scavi della villa di Civita Giuliana che ultimamente sta dando parecchie soddisfazioni agli amanti dell'archeologia coi suoi importanti ritrovamenti. Una scoperta sensazionale che ha entusiasmato i grandi nomi della politica culturale italiana, in primis il Ministro del Mibac, Dario Franceschini, che ha colto l'occasione per rinnovare i propri auguri al giovane neo-direttore del parco di Pompei, Gabriel Zuchtriegel. Grande soddisfazione ed entusiasmo anche da parte del direttore uscente, Massimo Osanna, che ha descritto ed analizzato il manufatto esaltandone la particolare qualità. Entusiasmo causato anche dall'ennesima vittoria contro il gruppo di tombaroli sovente in azione in quella zona, i quali si sono visti sottrarre, per fortuna, un ambitissimo bottino. 

Gli scavi di Civita Giuliana: lo Stato e la Cultura contro i tombaroli

La scoperta del carro, si presenta, quindi, come una duplice vittoria, una di carattere scientifico-culturale, l'altra di natura giuridico-legale, un successo frutto della cooperazione fruttuosa tra il Parco Archeologico di Pompei, la Procura di Torre Annunziata e del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale. Infatti gli scavi della villa di Civita Giuliana sono iniziati nel 2017 proprio grazie ad un'indagine avviata dalla Procura di Torre Annunziata che ha scoperto una numerosa serie di cunicoli scavati da esperti tombaroli nella zona della villa, malavitosi che  purtroppo hanno trafugato nel corso degli anni numerosi reperti, come gli stessi inquirenti e gli addetti ai lavori hanno tristemente affermato. Paradossalmente uno di loro abita proprio nei pressi del monumento e, purtroppo, insieme agli altri indagati, è ancora in stato di libertà in attesa delle sentenze del caso. Per fortuna il carro è sfuggito alla loro mano criminale come tanti altri reperti che in questi anni sono stati salvati grazie all'azione sinergica delle forze migliori dello Stato e di un entourage composto da eccellenti studiosi e validi professionisti, che anche in questa occasione hanno saputo agire repentinamente. Infatti nella villa di Civita Giuliana sono stati recentemente ritrovati anche due resti umani abilmente ricostruiti con la tecnica del calco, due vittime dell'eruzione pliniana del 79 d. C., tra gli ultimi testimoni dell'apocalittica sciagura. Ma la villa vesuviana ha restituito anche le spoglie di tre cavalli bardati, anch'essi restituitici con dei sapienti calchi, tra i quali ci potrebbe essere proprio quello addetto al traino del prezioso carro in questione.

Descrizione ed iconografia del pilentum di Civita Giuliana

Come descritto da Massimo Osanna, il carro ritrovato è molto probabilmente un pilentum, un carro cerimoniale utilizzato soltanto nelle grandi occasioni. Un unicum nella storia dei ritrovamenti archeologici in Italia che può essere raffrontato solo ad un gruppo di carri scoperti una quindicina di anni orsono in un tomba della Tracia, al confine tra Grecia e Bulgaria. Il carro è costituito da un cassone in legno dipinto, appoggiato su quattro ruote ferree. Il cassone, decorato con rilievi in stagno e in bronzo sul retro e sui lati, è dotato di un sedile per due persone con braccioli e schienali in metallo.  Se le decorazioni dei lati lunghi presentano l'alternanza tra pannelli lignei dipinti in rosso e in nero e lamine bronzee intagliate, il retro è caratterizzato da una sontuosa decorazione a tre registri con medaglioni in stagno e in bronzo di soggetto erotico,  un trionfo di amorini, satiri e ninfe intenti nei loro giochi d'amore. 

Ma qual era la funzione assolta dal prezioso carro?

Sono due le ipotesi più accreditate, avvalorate da un ulteriore particolare rinvenuto sul pilentum.  Sui sedili, infatti, sono state ritrovate le impronte di alcune spighe di grano che possono ricondurre al culto di Cerere, dea della fertilità, molto venerata nella città vesuviana assieme a Venere, dea dell'eros. Forse nella villa abitavano una o più sacerdotesse dedite a quel particolare  culto ed il carro potrebbe essere stato utilizzato per le annesse ritualità. Ma gli studiosi, tra cui Osanna, aprono un'altra interessante pista. Infatti la presenza delle spighe potrebbe essere interpretata  anche come un auspicio alla fertilità, ed il carro potrebbe essere stato utilizzato per celebrare delle nozze, per introdurre, come nell'usanza dell'epoca, la sposa nella sua nuova abitazione. Secondo quest'ipotesi, le trame erotiche dei pannelli decorativi avrebbero avuto lo scopo di esortare i freschi sposini ad abbandonarsi al fuoco della passione. La definitiva risoluzione dell'enigma iconografico potrà sicuramente agevolare, in futuro, l'identificazione dei misteriosi e facoltosi proprietari della villa di Civita Giuliana.