L’area archeologica di Pompei, modello di studio unico al mondo, è una fucina inesauribile che non finirà mai di sorprenderci. Se da un lato la drammatica eruzione del Vesuvio del 79 d.C. ha portato con sé morte e distruzione, dall’altro ha costituito una sorta di guscio protettivo che ci ha consegnato questo museo a cielo aperto pressoché intatto. Lo strato di materiale piroclastico composto di cenere, lapilli, lava e fango incandescente ha congelato il tempo in un vero e proprio fermo immagine. Fin dal 1748, grazie al re Carlo III di Borbone, si diede inizio a scavi ed esplorazioni che, a tutt’oggi, non si sono mai interrotti nel corso della storia e che continuano a regalarci dettagli preziosi per ricostruire la vita della ricca colonia romana

La scoperta della Villa suburbana a Civita Giuliana

 A distanza di ben 1942 anni, la villa suburbana in località Civita Giuliana a nord di Pompei ci restituisce, incredibilmente intatto, uno stanzino occupato dagli schiavi. Quest’area, in realtà, appartiene allo stesso quartiere servile in cui sono stati rinvenuti il carro cerimoniale e la stalla con i resti di tre cavalli (di uno dei quali si è riusciti a riprodurre il calco). Si è dunque giunti alla logica conclusione che si trattasse dell’ambiente destinato agli schiavi stallieri. Probabilmente era uno stesso nucleo familiare che, in questa stanza denominata degli schiavi, viveva con il suo umile corredo composto da utensili ed attrezzi da lavoro. Una scoperta che rappresenta una finestra sulla vita degli “ultimi” nella gerarchia dell’epoca, ahimè troppo spesso dimenticati e non menzionati nei libri di storia.

Eppure, vale proprio la pena ricordarlo e sottolinearlo, fu proprio grazie all’immenso lavoro gli schiavi che vennero realizzate innumerevoli e imponenti opere, infrastrutture e monumenti famosi legati al nome di un imperatore piuttosto che un altro.


Come e dove vivevano gli schiavi a Pompei

Per la prima volta, un rinvenimento archeologico ci consente di puntare i riflettori su coloro che si trovavano sul gradino più basso della scala sociale dell’epoca. Una scoperta che consente di fare degli enormi passi avanti nella ricerca storica e, in senso più ampio, scientifica. I particolari di queste vite riemergono grazie agli ambienti rivenuti in uno stato di conservazione quasi impeccabile: un autentico regalo che la storia fa all’intera umanità. Come dicevamo poc’anzi, i ritrovamenti sono avvenuti non lontano dal portico nei pressi del quale nel gennaio 2021 è stato rinvenuto un carro cerimoniale. Proprio a una manciata di passi dalla stalla che venne scavata nel 2018, ora ci viene restituito l’alloggio del personale impiegato nella manutenzione della villa romana e del carro. Oltre a 3 letti in corda e legno con ancora impressi i segni delle stuoie che li ricoprivano, riaffiorano il grande timone del carro, una cassa lignea contenente oggetti e in metallo e tessuto (presumibilmente i finimenti dei cavalli), un vaso da notte (accanto ai giacigli), anfore, utensili ed attrezzi da lavoro

La scoperta della semplicità della Stanza degli schiavi

I letti, costituiti da pochi assi in legno che venivano modulate in base all’altezza dell’”utente”. Due erano lunghi 1,70 m mentre l’ultimo, di 1,40 m, con ogni probabilità era destinato a un ragazzo o bambino. Le reti dei letti erano formate da corde, le cui impronte si possono ancora riscontrare nella cinerite. L’ambiente, piuttosto umile e privo di qualsiasi decorazione, era illuminato mediante una piccola finestra in alto. Duplice la sua funzione: dormitorio per la piccola famiglia di stallieri e deposito per le attrezzature.

Stridente e manifesta, la differenza tra gli sfarzosi saloni affrescati della villa e l’umiltà della stanza che l’eruzione ha, paradossalmente, preservato quasi intatta. Un piccolo stanzino di 16 metri quadrati dall’aspetto angusto e poco stabile ha resistito, curiosamente, per quasi 2000 anni. Stando a quanto afferma il Direttore del Parco Archeologico di Pompei, Gabriel Johannes Zuchtriegel, nonostante non vi sia la presenza di grandi tesori, si tratta di una delle scoperte più emozionanti della sua vita di archeologo. A renderla preziosa e speciale è la componente umana, la testimonianza unica dell’anello più debole della società antica. Zuchtriegel, a tal proposito, assicura che l’obiettivo sarà quello di renderla visitabile al pubblico e agli appassionati già impazienti di ammirarla in tutta la sua meravigliosa semplicità.