Il legame tra Napoli e l'arte in ogni sua forma è un concetto concreto, per nulla astratto, in ogni sua singola sfaccettatura. Anche la letteratura rientra in questa sorta di cerchio dall'alone magico, e il rapporto profondo tra l'illustre e magnifico Giacomo Leopardi e la città partenopea ne è una delle grandi dimostrazioni. 

Come lieta continuazione del legame tra il poeta di Recanati e Napoli anche ai giorni nostri, c'è da registrare una grande novità per gli amanti leopardiani. Difatti, qualche giorno fa è stato scoperto un suggestivo autografo dell'allora sedicenne Giacomo Leopardi, adesso conservato nella Biblioteca Nazionale di Napoli. 

Pezzi di storia ritrovata: il manoscritto autografo di Leopardi

La scoperta del manoscritto autografo dello storico autore di Recanati è di quelle da segnare sul calendario, dall'importanza davvero gigante. Difatti, gli studiosi Marcello Andria e Paola Zito, hanno ritrovato un "quadernetto" appartenente all'autore stesso tra le carte leopardiane, documenti risalenti al periodo in cui egli aveva solo 16 anni. Il libro è formato da quattro mezzi fogli, ripiegati nel mezzo affinché si ottenessero otto facciate. Al suo interno, l'affascinante scrittura lasciata dalla penna di Leopardi, calligrafia fluida e comprensibile anche a distanza di secoli. 

Come affermato dagli stessi Andria e Zito una volta presentato il ritrovamento, l'autografo mostra l'immensa e insaziabile fame di conoscenza da parte di Leopardi, frequentatore stabile della biblioteca di proprietà del padre. L'autore realizza nel quadernetto un attento studio della figura di Flavio Claudio Giuliano. Si tratta dell'ultimo sovrano latino dichiaratamente pagano, soprannominato Giuliano l'Apostata. Leopardi attua quest'analisi minuziosa servendosi con abilità di un'autorevole edizione di Ezechiel Spanheim, comparsa a Lipsia nel 1696. 

La connessione tra Giacomo Leopardi e la città di Napoli

Il legame tra Giacomo Leopardi e Napoli è ciò che più caratterizza l'ultima fase della vita del poeta, ovvero il periodo che lo accompagnerà alla sua prematura e triste dipartita. Tutto nacque dai numerosi inviti in città recapitatigli dal carissimo amico napoletano Antonio Ranieri. L'anno del fatidico approdo di Leopardi in terra campana è il 1833, e mai più la lascerà, né col corpo, né con lo spirito. La sua storica abitazione era a Vico Pero 2, nelle vicinanze della casa di famiglia dei Ranieri, dunque sulla strada che dal Museo Nazionale porta al Palazzo Reale di Capodimonte. Le estati le passava però a Villa Ferrigni a Torre del Greco, di proprietà del marito di una sorella del Ranieri.

E' proprio da Villa Ferrigni che Leopardi poteva ammirare come meglio non avrebbe potuto la magnificenza della città, un'immersione totale in quella Natura sempre presente nell'intera sua vita letteraria, in ogni sua sfumatura. E' da quei sereni soggiorni che nacque La Ginestra, penultima lirica dell'autore, sicuramente una delle più dense e rappresentative. L'anno successivo, siamo dunque nel 1837, il 14 giugno si spense Giacomo Leopardi, direttamente nel suo appartamento di Vico Pero 2, ufficialmente a causa di "idropisia polmonare". Dopo alcune peripezie, dal 1939 la sua bara risiede nel Parco Vergiliano a Piedrigotta

Quello tra la nostra Napoli e Leopardi è e resterà eternamente un legame di natura superiore, che va oltre la carne, penetrando nell'anima e nello spirito. Ad ogni nuova scoperta letteraria sul genio di Recanati, la sua anima acquisirà nuovi raggi di sole tramite i quali brillare contro i segni del tempo.